L’Alto Adige di Kettmeir 2023 di Cristina Santini

L’Alto Adige di Kettmeir 2023

Di Cristina Santini

Una storia lunga 100 anni fatta di persone, tradizioni e progresso

Continua il mio viaggio-racconto nella Regione vinicola più a nord d’Italia, l’Alto Adige, una terra di contrasti tra identità antiche e modernità. Percorrendo sempre la Strada del Vino arrivo a fare visita alla Cantina Kettmeir dove, nel cortile antistante, davanti allo splendido panorama costituito da montagne, meleti e vigneti, mi attende Giulia dell’Hospitality pronta a raccontarmi la sua storia.

La Cantina Kettmeir, articolo di Cristina Santini

La Cantina Kettmeir, articolo di Cristina Santini

Il territorio altoatesino è completamente diversificato: ci sono diverse altitudini, come per esempio il vicino lago di Caldaro che si trova a 200 mt e la Cantina che invece è ubicata a 400 mt; diversi microclimi ed esposizioni solari che hanno portato nel corso degli anni a coltivare qui ben 25 varietà di vitigni differenti su un territorio molto piccolo di circa 5300 ettari vitati. La maggior parte sono prevalentemente a bacca bianca e si trovano tra Termeno, Caldaro e Appiano.

Un tempo il territorio era ben diverso da oggi. La viticoltura è arrivata nel ‘500 a.c. con la popolazione dei Reti che si stanziò qui e cominciò a coltivare la vite.
Poi arrivarono i Romani e portarono le loro usanze e le loro tradizioni. Ma il massimo splendore si ebbe durante l’impero austro-ungarico poiché l’Alto Adige era la parte più a sud, quella più calda, considerata quindi più vocata alla coltivazione della vite.

In particolare alla coltivazione della Schiava che dava un vino molto leggero, un bianco travestito di rosso, di soli otto gradi di alcool e per tradizione servito freddo come tutt’ora. Chiamato il vino della colazione, i contadini erano soliti berlo la mattina insieme allo speck. La tipica merenda altoatesina.

Al posto della strada del vino precedentemente c’era una ferrovia che veniva utilizzata come mezzo di trasporto, di comunicazione e di commercio, tanto che tutte le cantine avevano un sistema di condutture tramite le quali si pompava la Schiava direttamente dalle vasche fino ai treni pronti per andare Oltralpe a dissetare tutto l’impero.

Nel 1919, dopo la prima guerra mondiale, l’Alto Adige passa all’Italia. Qui venne varata una forte manovra di italianizzazione che si inasprì duramente durante il periodo fascista, di conseguenza vennero vietate tutte le esportazioni verso i territori dell’ex impero austro-ungarico.
In passato, l’80% degli ettari vitati, circa 10000, erano dedicati alla coltivazione della Schiava, quindi quasi il doppio degli attuali. Tranne il Lagrein, le altre varietà sono subentrate strada facendo.

Cosicché i contadini, ritrovandosi con enormi quantità di questa uva da piazzare e avendo le frontiere sbarrate a Nord, provarono a rivolgersi verso Sud. Ma un vino così leggero a confronto con Barolo, Chianti, Teroldego non ebbe molto successo. Per cui il territorio entrò in un lungo periodo di crisi finché i contadini decisero per prima cosa di estirpare parte dei vigneti a favore di un’altra coltivazione ovvero quella delle mele. Pensate che qui si coltiva circa il 50% delle mele italiane. Nonostante si pensi che sia una coltura centenaria come in Trentino, di fatto c’è da poco meno di cent’anni.

Mentre poi l’altra soluzione più intraprendente, lungimirante e temeraria, che sposerà anche Giuseppe Kettmeir, il fondatore dell’Azienda, fu quella di effettuare uno studio di zonazione. Grazie anche alle nuove generazioni di enologi e di tecnici si andò a studiare tutto il territorio, tutte le singole parcelle di terreno, con lo scopo di mettere a dimora il vitigno nel proprio terroir ideale, nel luogo nel quale si potesse esprimere al meglio.
Ecco dunque che dalla monocoltura di Schiava, oggi si coltivano ben 25 varietà differenti.

Vigneti intorno al Lago di Caldaro visti da Castelvecchio, foto di Cristina Santini

Vigneti intorno al Lago di Caldaro visti da Castelvecchio, foto di Cristina Santini

I Vigneti e i Masi

Kettmeir non ha vigneti di proprietà, solo mezzo ettaro dislocato intorno alla cantina e vocato a Moscato rosa con il quale si produce un vino passito. In Alto Adige sono solo sette gli ettari dedicati a questo vitigno e rappresenta un prodotto di nicchia.

Moscato Rosa: unico vigneto di proprietà, foto di Cristina Santini

Moscato Rosa: unico vigneto di proprietà, foto di Cristina Santini

L’azienda si avvale di 60 fedeli fornitori per 55 ettari situati prevalentemente in tutta la vallata della Bassa Atesina, mentre alcuni vigneti si trovano in luoghi particolarmente vocati come per esempio il Maso Ebnicher ubicato sull’altopiano del Renon, a circa 800 mt di altitudine. Terreno di elezione per il Müller Thurgau, un suolo sabbioso molto ricco di porfido che consente a questo vitigno di esprimersi in tutto il suo corredo aromatico.

La zona di Castelvecchio, che si trova a 600 mt di altitudine, presenta una grande escursione termica tra il giorno e la notte e un terreno calcareo-dolomitico ideale per la coltivazione del Pinot Bianco e Pinot Nero utilizzati per le basi degli spumanti.
L’ultima zona è a Pochi di Salorno, a sud del lago di Caldaro, dove c’è il Maso Reiner. È il fornitore più grande con sei ettari dislocati tra i 300 e i 400 mt di quota, con un’ottima ventilazione e terreni calcarei con presenza di porfido, argilla e sostanza organica, terroir ideale per le uve di Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Grigio delle Selezioni.

Tutti i versanti sono rivolti verso ovest dove il sole arriva solo in tarda mattinata e i raggi diretti e più scarichi solo nel pomeriggio, a vantaggio di una lenta maturazione delle uve. Le rese, a seconda della varietà, sono tra i 60 e i 90 q/h.
Kettmeir nel corso degli anni ha instaurato un bellissimo rapporto di collaborazione con i suoi conferitori, permettendo loro di crescere e mantenere le loro attività anche nelle zone più impervie.

I Masi, tipiche residenze locali che comprendono la casa in cui vivere e il terreno circostante, ne testimoniano il sodalizio. Qui vengono coltivate le uve destinate ai quattro Cru più importanti.
L’azienda produce 390000 bottiglie l’anno di cui 130000 sono di spumante.

Cartina che evidenzia la posizione della Cantina, del Lago di Caldaro e dei Masi, Cristina Santini

Cartina che evidenzia la posizione della Cantina, del Lago di Caldaro e dei Masi, Cristina Santini

La nascita di un’Azienda e delle sue bollicine

L’Azienda è stata fondata nel 1919 a Bolzano da Giuseppe Kettmeir, Esperto Enologo e Ingegnere agronomo. Da prima diplomato alla Scuola San Michele all’Adige, laureato poi all’Università di Vienna, iniziò a lavorare nell’import export, finché poi entrò in società con un’altra persona per staccarsi e creare successivamente la sua azienda.

Arrivò nell’attuale sede a Caldaro nel 1934, una struttura originaria del 1903 rimasta intatta nel tempo, apportando numerosi miglioramenti.
Il suo più importante progetto fu quello di realizzare nuovamente uno spumante in Alto Adige che ripercorresse la storia della belle époque dei primi anni del ‘900, durante i quali, ad Appiano, era prodotto un vino spumante base Riesling molto caro alla Principessa Sissi che soggiornò per lungo tempo in queste zone.

Questo rimarrà un sogno per Giuseppe Kettmeir perché morirà e sarà il figlio, Guido, nel 1964, a far nascere la prima e unica bollicina metodo Charmat per la Cantina e per tutto l’Alto Adige, la Grande Cuvée 100% Pinot Bianco.
Poi tutto passerà nelle mani del figlio di Guido, Franco Kettmeir, che però non porterà avanti la tradizione di famiglia.

Siamo negli anni ’80, il mercato del vino si fa sempre più competitivo e l’Azienda, conosciuta solo sul proprio territorio, ha bisogno di una spinta ulteriore. Ecco che nel 1986 arriva il Gruppo Vitivinicolo Santa Margherita che nel corso degli anni ne acquisisce il 100%. Giungono numerosi investimenti e miglioramenti che permettono a Kettmeir di affinare le pratiche di cantina alzando la qualità dei vini, sempre rimanendo fedeli alla propria identità, al legame con tutti i fornitori e alle tradizioni.
Nel 1992 nasce il primo metodo classico, l’Athesis Brut, nel 2000 il Rosé, nel 2011 la Riserva e nel 2019 il Pas Dosé.

La vendemmia

Si svolge esclusivamente a mano tra la metà di agosto e la metà di settembre, un tempo lungo avendo dieci varietà differenti da vendemmiare. Josef Romen, l’enologo, che lavora qui dal 1984, è riuscito ad instaurare un rapporto molto profondo con tutti i suoi fornitori. Analizza le uve fornitore per fornitore, rifiutando quelle che non raggiungono standard qualitativi stabiliti.

Le uve arrivano in cantina nelle grandi cassette, passano alla pesa, vengono fatte le prime analisi e poi versate in un grande imbuto. Da qui, attraversano un nastro trasportatore e cadono direttamente nelle presse insieme ai raspi. La diraspatrice separa gli acini dai raspi, che interi arrivano per caduta gravitazionale direttamente nelle vasche.
Toccando il meno possibile le uve, si cerca di preservare, nel miglior modo possibile, le loro caratteristiche organolettiche.

La Cantina di vinificazione, foto di Cristina Santini

La Cantina di vinificazione, foto di Cristina Santini

Le linee: Classici, Selezioni, Spumanti

Nella linea dei Classici, i bianchi fanno esclusivamente acciaio e sono vini molto freschi, giovani, d’annata che rispecchiano le caratteristiche varietali del vitigno impiegato. I rossi invece affinano in grandi tini troncoconici di legno che danno struttura e corpo ma per nulla invasivi per cui sono vini anch’essi giovani e freschi.

Due livelli sotto terra si arriva nella sala di riposo degli spumanti e qui la temperatura diminuisce notevolmente. È stato fatto uno dei più importanti investimenti nel 2016 ovvero la creazione di un impianto di geotermia che, prelevando l’acqua da una falda acquifera, va a refrigerare tutte le zone di affinamento con una temperatura costante e omogenea per tutto l’anno.

Ogni catasta di bottiglie ha un tappo a corona di colore diverso che va a identificare un prodotto diverso. Il remuage a mano viene fatto solo per i pochi grandi formati.
Dell’Athesis Brut e Rosé vengono prodotte circa 49.000 bottiglie l’anno con più lotti di sboccatura e diversa permanenza sui lieviti di almeno 24 mesi.

Si dà grande valore alla produzione del metodo classico ed è per questo che Kettmeir fa parte anche di un’Associazione, chiamata “Südtiroler Sekt“, di Aziende altoatesine che producono solo questo metodo. È stata fondata nel 1992 da dieci aziende e nata per valorizzare “le nobili perle dell’Alto Adige, fino ad ora prodotti di nicchia. È questa la mia ambizione per il prossimo triennio”, parole di Josef Romen, Enologo di Kettmeir e Presidente dell’Associazione Produttori Spumanti Metodo Classico dell’Alto Adige (suedtirolersekt.it).

La sala degli spumanti, foto di Cristina Santini

La sala degli spumanti, foto di Cristina Santini

Remuage a mano solo sui formati grandi. Tappi colorati per diversificare i prodotti

Remuage a mano solo sui formati grandi. Tappi colorati per diversificare i prodotti

Scendendo qualche gradino e lasciandomi la sala degli spumanti alle spalle, si palesa ai miei occhi una splendida grotta di vari colori. Qui riposano, a luce soffusa, in tonneau e barrique francesi e austriache i bianchi e i rossi della linea “Selezioni”. Accanto al riposo dei guerrieri la Sala accoglienza.

La barricaia, foto di Cristina Santini

La barricaia, foto di Cristina Santini

I vini in ordine di degustazione

Grande Cuvée Brut da Pinot Bianco, metodo Charmat lungo che affina sette mesi sui lieviti in autoclave. Inizialmente era una Doc, poi si è concordato di mettere in etichetta la menzione “vino spumante“, preferendo puntare sul metodo classico e declassare questo prodotto per non confondere anche il consumatore.
Bollicina fine e persistente, un profumo delicato di frutta a polpa bianca, mela, pera, sentori di lievito equilibrati. Al palato spicca per la sua freschezza, acidità e una sapidità che lo contraddistingue. Pieno ed elegante. Ideale per un aperitivo.

Vino Spumante "Grande Cuvée"

Vino Spumante “Grande Cuvée” Metodo Charmat lungo

Athesis Brut 50% Chardonnay, 40% Pinot Bianco, 10% Pinot Nero. Metodo Classico di almeno 24 mesi sui lieviti, sboccatura 07/22. Grande prodotto raffinato, elegante, perlage molto fine per nulla aggressivo, naso intenso con leggere note di lieviti e crosta di pane, verte più sui fiori e la frutta. Al palato molto fresco, rotondo, elegante con una bella salivazione e un bel retrogusto di frutta secca. Incarna perfettamente quella che è l’essenza dell’Alto Adige, il suo territorio e l’altitudine.

Athesis Brut, Cristina Santini

Athesis Brut, Cristina Santini Metodo Classico di Kettmeir

Athesis Brut Rosé 50% Chardonnay, 50% Pinot Nero. Almeno 24 mesi sui lieviti, sboccatura recente 10/22. Colore stupendo e particolare, quasi di oro rosa, ramato dato da una brevissima macerazione sulle bucce di circa 5 ore. Raffinato sia al naso sia al palato, è un calice con una bollicina fine e molto persistente che carezza tutta la bocca, sposa note di frutti rossi e spezie dolci espresse nettamente al naso. Avendo una presenza più considerevole del Pinot Nero è più dinamico e corposo al palato tanto da renderlo molto intrigante e cremoso. Chiude con bellissime note di erbe aromatiche.

“1919” Riserva Extra Brut 70% Chardonnay, 30% Pinot Nero, il 20% dello Chardonnay fa un passaggio in barrique, annata 2016, sboccatura 05/22, almeno 60 mesi sui lieviti.
I grappoli di queste varietà provengono da parcelle dedicate solo alla spumantizzazione e vinificano tutte separate. Colore molto intenso e brillante che si avvicina allo Champagne; all’analisi olfattiva presenta un bouquet ampio che spazia dalla frutta matura agli agrumi canditi con una bella e integrata presenza di frutta secca, miele e speziature. Al palato vibra, avvolge, dona energia e complessità. Ancora giovane ma suadente ed emozionante. Da dimenticare per un’esperienza sensoriale completa. Chapeau!

Athesis Brut, Cristina Santini

Athesis Brut, Cristina Santini di Kettmeir

Athesis Pinot Bianco 2020 linea Selezioni, affinamento 11 mesi in barrique di acacia, provenienza uve da Castelvecchio. Un calice da attendere minuto dopo minuto per la sua continua evoluzione che parte dalle note più fresche di frutta a polpa bianca come la mela, mandorla fino alle note speziate dolci di pepe bianco e vaniglia.
Nel finale molto profumato, di buon corpo, buona acidità con note evolute e toni burrosi. Elegante, avvolgente con una mineralità molto piacevole.

Vigna Maso Reiner Pinot Nero 2019, un vero e proprio Cru affinato 15 mesi in barrique di rovere francese.
Da un inconfondibile colore del Pinot Nero, il viaggio sensoriale di questo calice parte dal naso con frutti rossi di ciliegia, lampone, ribes, note delicate di vaniglia e tabacco. Il suo tannino è morbido, equilibrato in tutte le sue componenti. Si arriva ad un finale speziato intrigante e persistente. Decisamente con caratteristiche atte all’invecchiamento. Estremamente elegante.

Athesis Pinot Bianco e Vigna Maso Reiner Pinot Nero

Athesis Pinot Bianco e Vigna Maso Reiner Pinot Nero di Kettmeir

Athesis Moscato Rosa 2018, unica parcella di proprietà vinificata in acciaio. Una parte delle uve viene vendemmiata normalmente e fermenta in acciaio; l’altra parte delle uve viene fatta appassire in vigna e assemblata al vino precedentemente prodotto. Il tutto viene pressato nuovamente e filtrato. Riposa per circa tre mesi in barrique di secondo e terzo passaggio.

Bellissimi riflessi arancio per questo calice di rosso rubino tenue con profumi evidenti di rosa, sentori di speziatura incredibili come pepe nero in grani e chiodi di garofano. Al palato si avverte un tannino elegante, un’acidità spiccata e intatta con un coinvolgente retrogusto aromatico a colpire tutti i sensi.
La freschezza dell’acciaio va a controbilanciare la dolcezza misurata del passito.
Ottimo in abbinamento allo Strudel. In una sola parola: EMOZIONE.

Athesis Moscato Rosa

Athesis Moscato Rosa di Kettmeir

 

Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola


Sito cantina: https://www.kettmeir.com/

Siti partners: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/