“Merano va in scena” cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022

“Merano va in scena”, presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio di Carlo Guttadauro che racconta le origini di Merano WineFestival.

Redazione

È il racconto immaginario e onirico dell’incontro fra l’Arciduca Giovanni d’Asburgo, pionierie della viticoltura moderna in Alto Adige, e Helmuth Köcher, patron della kermesse meranese: l’uno dona all’altro la chiave antica con cui aprire scenari nel mondo del vino, dai filari delle colline vitate del Tirolo di inizio ‘800 al palcoscenico del Teatro Puccini, dove Merano WineFestival celebra la sua 31^ edizione (4-8 novembre 2022).

"Merano va in scena" cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa

“Merano va in scena” cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa

Presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio “Merano va in scena”: prodotto da Anam Cara e diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro (filosofia dell’immagine) è dedicato alle origini di Merano WineFestival, che ha inaugurato quest’anno la sua 31^ edizione. La serata è stata accompagnata dalla musica dei maestri Roberto Barrali e Giorgio Fiori e dalla mezzosoprano di fama internazionale Alessia Nadin.

 

Presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio “Merano va in scena”: prodotto da Anam Cara e diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro, foto da comunicato stampa

Presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio “Merano va in scena”: prodotto da Anam Cara e diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro, foto da comunicato stampa

“Merano va in scena” è il racconto di un sogno, di un incontro immaginario tra il giovane pioniere della viticoltura altoatesina, l’Arciduca Giovanni d’Asburgo, e il patron di una tra le più importanti manifestazioni nazionali e internazionali legate al panorama vinicolo, Helmuth Köcher. I due protagonisti, uniti dal sogno di aprire nuovi scenari nel mondo del vino, si congiungono nel palcoscenico del Teatro Puccini, dove simbolicamente avviene il passaggio del testimone, la chiave antica che apre il sipario di Merano WineFestival.

"Merano va in scena" cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa

“Merano va in scena” cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa

Da una cornice di inizio ‘800, in cui l’Arciduca progetta di introdurre nel territorio nuove varietà di vino come il Pinot Nero, contribuendo allo sviluppo della gamma di vini che oggi l’Alto Adige può vantare, l’inquadratura passa al momento in cui Helmuth Köcher sogna di tramutare la sua passione per il vino e ricerca dell’eccellenza in un vero e proprio festival. “Merano va in scena” vuole così metaforicamente unire il desiderio di due visionari e raccontare la storia ideale che ha ispirato Merano WineFestival.

merano va in scena, merano Winefestival 2022, foto da comunicato stampa

merano Winefestival 2022, foto da comunicato stampa

Il titolo, “Merano va in scena”, gioca con la parola scena che identifica il palco su cui recitano gli attori, la tela su cui dipinge un attore, il castello di Scena nelle vicinanze di Merano, dove ha vissuto l’Arciduca d’Asburgo, Genius Loci di un lungimirante progetto vitivinicolo. La musica è tratta da un registrazione live dei maestri Roberto Barrali e Giorgio Fiori, l’accompagnamento è costruito sulla parte inziale dell’Andante con moto di Franz Schubert, 1827, Op.100.

Da Comunicato Stampa

Collegamenti da sito https://www.vinialtoadige.com/it/il-nostro-vino/storia/96-0.html

Il vino dell’Alto Adige: una storia dalle radici profonde

La viticoltura in Alto Adige: praticata dai Reti, perfezionata dai Romani, apprezzata dalla corte degli Asburgo

Nel vino s’esprime sempre tutta la bellezza di un territorio. Intorno al vino, infatti, gravita un universo che si rinnova in continuazione, un mondo ricco di colori e di fantasia, punteggiato di paesaggi inimitabili, persone determinate, e il tentativo di migliorare la propria vita o di scoprire nuove esperienze. Il vino ha scandito la storia e la cultura delle genti altoatesine per più di tremila anni, lasciando impronte profonde e decisive nello sviluppo di questa terra.

Vari ritrovamenti di vinaccioli rinvenuti nella zona di Bressanone testimoniano che la viticoltura si praticasse in Alto Adige almeno dal 500 avanti Cristo. Nell’Italia settentrionale, diversi scavi archeologici hanno riportato alla luce reperti come boccali, mestoli o roncole da vite che risalgono addirittura agli Etruschi. Nell’anno 15 a.C. l’attuale Alto Adige divenne parte dell’Impero Romano, e dall’inevitabile incontro fra le tecniche di coltivazione romane e le tradizioni della viticoltura retica, scaturì ben presto una fase molto florida della produzione vinicola in questo territorio, la prima di una lunga serie.

Gradualmente giunsero nuovi vitigni, e sempre più spesso si piantarono nuovi vigneti sui versanti o sulle conoidi detritiche, al riparo dalle piene fluviali del fondovalle. Da allora, i popoli che lasciarono le proprie tracce nelle prime fasi dello sviluppo della viticoltura altoatesina furono parecchi: prima i Reti, ceppo autoctono di cultura preindoeuropea, poi i Romani, e qualche secolo più tardi – sulla scia delle invasioni barbariche – i Franchi, i Baiuvari e i Longobardi.

A partire dal 700 d.C., diversi monasteri o casati nobiliari della Germania meridionale cominciarono a coltivare vigneti in Alto Adige per coprire il proprio fabbisogno di vino. I monaci perfezionarono la vinificazione documentandone minuziosamente il processo, e durante il Medioevo furono più di 40 gli ordini monastici bavaresi e svevi che rilevarono tenute nel territorio, divenendo da quel momento il punto di riferimento della produzione vinicola nell’odierna Alto Adige per quasi mille anni.
Agli albori del Rinascimento, il Tirolo – di cui l’Alto Adige era la parte meridionale – fu annesso all’Impero asburgico, e il vino altoatesino cominciò a diffondersi alle corti imperiali e reali di tutta l’Europa.
L’arciduca Giovanni d’Austria, pioniere della nuova viticoltura, foto da internet

L’arciduca Giovanni d’Austria, pioniere della nuova viticoltura, foto da internet

L’arciduca Giovanni d’Austria, pioniere della nuova viticoltura

Un personaggio che svolse un ruolo decisivo per lo sviluppo della viticoltura nel Tirolo fu l’arciduca Giovanni d’Austria, che introdusse nel territorio nuove varietà come il Riesling e i vitigni borgognoni. L’ampia varietà dell’assortimento attuale dei vini altoatesini si deve proprio a questa svolta importante, avvenuta 160 anni orsono.
La sindaca di Scena Annelies Pichler ha sottolineato l’importanza dell’arciduca Giovanni per il paese alle porte di Merano. “Ha avuto un impatto importante anche sul nostro comune – ha detto Pichler ha portato il grano Schenner, lo ‘Schwarzplent’ e ha introdotto il Blauburgunder. Il castello di Scena, che l’arciduca Giovanni ha acquistato per il figlio Francesco conte di Merano nel 1845, e lo straordinario mausoleo neogotico che il figlio fece costruire come sua ultima dimora dieci anni dopo la morte dell’arciduca, caratterizzano ancora oggi il nostro paese”, ha detto Pichler.

 


Sito evento: https://meranowinefestival.com/

Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/

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