Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 di Lungarotti

IL RUBESCO RISERVA VIGNA MONTICCHIO 2018 DI LUNGAROTTI SUL PODIO DEI MIGLIORI ROSSI D’ITALIA

Redazione

Il vino di punta della storica cantina umbra conquista il terzo posto dell’annuale classifica pubblicata dalla rivista Gentleman

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 di Lungarotti, foto da comunicato stampa

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 di Lungarotti, foto da comunicato stampa

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 di Lungarotti è il terzo vino più premiato dalle guide italiane. A rivelarlo, la classifica 2023 dei 100 migliori rossi stilata dal mensile Gentleman che vede il portabandiera della storica azienda umbra salire sul podio dopo Sassicaia 2019 e Montiano 2019.

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 è risultato terzo incrociando e sommando i punteggi delle sei guide italiane più autorevoli: Vini d’Italia (Gambero Rosso), I vini di Veronelli, Bibenda (Fondazione Italiana Sommelier), Vitae (Associazione Italiana Sommelier), Annuario dei migliori vini italiani (Luca Maroni) e la Guida essenziale ai vini d’Italia (Daniele Cernilli). Un risultato importante per questa etichetta che ha scritto la storia di Lungarotti e dell’enologia italiana diventando uno dei rossi più conosciuti e apprezzati nel mondo.

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018, foto da comunicato stampa

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018, foto da comunicato stampa

“Siamo felici di avere raggiunto la vetta di questa prestigiosa classifica che ogni anno incorona i migliori rossi d’Italia – dichiara Chiara Lungarotti, Amministratore Delegato dell’azienda di famiglia. Un risultato che premia il nostro vino portabandiera, ma soprattutto il lavoro quotidiano di tutta la nostra fantastica squadra!”

La prima vendemmia del Rubesco Riserva Vigna Monticchio (Torgiano Rosso Riserva DOCG) risale al 1964 quando Giorgio Lungarotti, fondatore dell’azienda e pioniere della moderna enologia italiana, capì che dalla vigna Monticchio, sulle colline di Torgiano, grazie anche ad una perfetta esposizione, si ottenevano delle uve Sangiovese straordinarie.

Innovativo per i tempi, già dalla prima annata, questo Sangiovese in purezza si è fatto subito notare per la sua personalità netta. Il colore è rubino brillante e i caratteri sono quelli tipici della gente dell’Umbria, riservata ma generosa. Un vino di grande struttura, adatto a un lungo invecchiamento, che sfodera un equilibrio unico tra potenza ed eleganza e che viene prodotto solo nelle migliori annate.

Note sull’annata 2018

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 è un vino di lunga vita in quanto la maturazione è stata perfettamente equilibrata, la gradazione alcolica più contenuta e l’acidità più marcata rispetto alla calda annata 2017. Il calice sprigiona l’intensità di una ciliegia sotto spirito, immediatamente rincorsa da note più profonde di liquirizia, china e polvere da sparo.

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 di Lungarotti, foto da comunicato stampa

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2018 di Lungarotti, foto da comunicato stampa

La spinta aromatica è tipica dell’annata, regista della complessa narrazione degli aromi di Vigna Monticchio. Al naso subentrano sentori di visciola, cacao amaro, marzapane, dattero e tè nero, tenuti insieme da una delicata balsamicità che accompagna verso una chiusura più mediterranea incentrata su arancia sanguinella e mirto.

Il sorso palesa una dosata concentrazione che guida a un’intensità costante e armoniosa nell’esprimere un tannino sartoriale simile a una carezza. Un passo di danza perfettamente coordinato per un’annata di Vigna Monticchio che lascerà il segno.

Simbolo dell’eccellenza enologica umbra, Lungarotti ha contribuito a scrivere la storia del vino italiano nel mondo. Una storia cominciata con Giorgio Lungarotti, pioniere della moderna enologia italiana che nel dopoguerra ha trasformato l’azienda agricola di famiglia, a Torgiano, in una cantina di successo.

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio - Torgiano Rosso Riserva DOCG, considerato tra i migliori rossi italiani, e il Rubesco – Rosso di Torgiano DOC, foto da comunicato stampa

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio – Torgiano Rosso Riserva DOCG, considerato tra i migliori rossi italiani, e il Rubesco – Rosso di Torgiano DOC, foto da comunicato stampa

Una storia che ancora oggi continua grazie all’impegno, la passione e la competenza di 3 generazioni della famiglia Lungarotti che hanno saputo innovare senza tradire il carattere inconfondibile di vini iconici come il Rubesco Riserva Vigna Monticchio – Torgiano Rosso Riserva DOCG, considerato tra i migliori rossi italiani, e il Rubesco – Rosso di Torgiano DOC.

Lungarotti conta in tutto 250 ettari di vigneti, dislocati tra la Tenuta di Torgiano (230 ha, certificata VIVA dal 2018) e quella di Montefalco (20 ha, certificata biologica dal 2014), dove si pratica una viticoltura attenta alla sostenibilità e alla biodiversità.

Tra i pilastri dell’azienda, anche la valorizzazione dell’enoturismo di qualità e la promozione della cultura del vino, dell’olio e del patrimonio artistico attraverso il Museo del Vino (MUVIT) e il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO) di Torgiano.

Da comunicato stampa

Approfondimenti da siti: https://www.muvit.it/

La Fondazione e i Musei Lungarotti

La Fondazione Lungarotti

Creata nel 1987 da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, la Fondazione Lungarotti Onlus ha sede a Torgiano, castrum medievale insediato su rovine romane alle porte di Perugia e di Assisi, oggi largamente noto per i suoi vini DOC e DOCG. Il suo compito è stato ed è di ufficializzare le attività di ricerca e di studio relative al patrimonio artistico-culturale custodito al MUVIT Museo del Vino e, successivamente, al MOO Museo dell’Olivo e dell’Olio.

In corrispondenza alle leggi statutarie, la Fondazione si impegna per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico esistente, in costante cooperazione con le istituzioni culturali pubbliche e private, italiane e internazionali.

La sua attività si concretizza nella realizzazione di mostre, convegni, pubblicazioni, conferenze e tavole rotonde che le hanno valso prestigiosi riconoscimenti internazionali, con particolare riferimento ai settori museografico, storico-artistico, agricolo, vitivinicolo ed oleicolo. Dotata di una biblioteca specializzata aperta, su prenotazione, a studiosi e interessati al settore, la Fondazione è diretta dalla storica dell’arte e archivista Maria Grazia Marchetti Lungarotti.

MUVIT Museo del Vino

Ideato e realizzato da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, il MUVIT Museo del Vino è stato aperto al pubblico nel 1974 ed è gestito dalla Fondazione Lungarotti Onlus. Il museo ha sede a Torgiano, nella pars agricola del monumentale Palazzo Graziani-Baglioni, dimora estiva gentilizia del XVII secolo.

Nato a sostegno dell’economia vitivinicola internazionale, il predominante interesse volto al dialogo tra vite e arti decorative – costantemente presenti e raccolte in sezioni – lo rende a tutti gli effetti un museo interdisciplinare. Il percorso museale, sviluppato lungo venti sale, propone oltre 3000 manufatti esposti secondo criteri museografici rigorosi e scientifici.

Museo del vino Lungarotti, foto da sito

Museo del vino Lungarotti, foto da sito

Reperti archeologici (brocche cicladiche e vasi hittiti; ceramiche greche, etrusche e romane; vetri e bronzi), attrezzi e corredi tecnici per la viticoltura e la vinificazione, contenitori vinari in ceramica di età medievale, rinascimentale, barocca e contemporanea, incisioni e disegni dal XV al XX secolo, edizioni colte di testi di viticoltura ed enologia, manufatti di arte orafa, tessuti ed altre testimonianze di arti decorative documentano l’importanza del vino nell’immaginario collettivo dei popoli che hanno abitato, nel corso dei millenni, il bacino del Mediterraneo e l’Europa continentale.

A partire dal mondo antico, vite e vino, elementi portanti nella economia agricola di quei popoli, hanno alternato a valenze puramente economiche usi e significati religiosi e profani. Dai tempi più remoti fino ad oggi, il loro ricorrere nelle arti e nei mestieri è costante per forma e decoro. Le singole raccolte presenti al museo propongono il tema vitivinicolo e dionisiaco come filo conduttore per la lettura delle vicende storiche delle quali i singoli oggetti divengono espressione.

MOO Museo dell’Olivo e dell’Olio

Creato da Maria Grazia Marchetti Lungarotti su desiderio di Giorgio, il MOO Museo dell’Olivo e dell’Olio conferma una continuità di intenti con il MUVIT. Il museo è situato in un piccolo nucleo di abitazioni medievali all’interno delle mura castellane ed è gestito dalla Fondazione Lungarotti Onlus.

Il percorso si snoda lungo undici sale e si apre con informazioni redatte dal C.N.R. sulle caratteristiche botaniche dell’olivo, sulle cultivar più diffuse in Umbria, sulle tecniche tradizionali e d’avanguardia di messa a coltura e di estrazione dell’olio, affiancate da mappe sulla diffusione storica dell’olivicoltura.

Museo dell'Olio Lungarotti, foto da sito

Museo dell’Olio Lungarotti, foto da sito

Le sale successive, ambientate nei locali che furono già sede di un frantoio attivo fino a pochi decenni fa, ospitano una ricca documentazione relativa alla storia e all’evoluzione delle macchine olearie: dai primi mortai in pietra del V millennio a.C. all’introduzione del trapetum (la vasca di origine greca, utilizzata dai romani, in cui si muovono le due ruote emisferiche), sino al richiamo ai più moderni impianti e all’invenzione del sistema “a ciclo continuo” che ha segnato l’avvio per la nuova elaiotecnica.

Il percorso prosegue nei due piani superiori, dove la presenza dell’olio e dell’olivo nel quotidiano, gli usi e le valenze ad essi attribuiti nel corso del tempo sono documentati in sezioni: l’origine mitologica della pianta, il rilievo dell’olivicoltura, dall’economia romana alla ripresa medievale sino ai secoli recenti, l’olio come fonte di illuminazione, nelle religioni monoteiste mediterranee, nella medicina e nell’alimentazione, nello sport, nella cosmesi, come fonte di riscaldamento e come elemento significativo di un immaginario popolare che alla pianta e al prodotto derivato dal suo frutto ha attribuito – e in parte ancora attribuisce – valenze simboliche, propiziatorie, apotropaiche e curative.

La Fondazione creata da Maria Grazia Marchetti Lungarotti, foto da sito

La Fondazione creata da Maria Grazia Marchetti Lungarotti, foto da sito

Il Museo è diretto dalla storica dell’arte e archivista Maria Grazia Marchetti Lungarotti.

Di Carol Agostini

Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine


Sito cantina: www.lungarotti.it

Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

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